LA MESSA TRIDENTINA NON E' LA MESSA DI SEMPRE
Diversi blog e protagonisti delle critiche verso il Cammino Neocatecumenale mostrano una predilezione verso la cosiddetta Messa Tridentina, o rito romano, promulgato da Papa Pio V nel 1570. Non si può negare, e non è nostra intenzione farlo, il valore del rito Tridentino, che ha avuto il merito di preservare la messa dagli errori dei riformatori protestanti, i quali intendevano negare numerosi aspetti sacrosanti della messa cattolica, come il valore sacrificale, la transustanziazione e il sacerdozio ministeriale, riducendola a una semplice cena.
Il rito scaturito dalla riforma post Concilio di Trento ha avuto senza dubbio questi meriti e aveva una chiara connotazione antiprotetstante. Tuttavia, ha mostrato anche dei limiti che si sono evidenziati nel corso dei secoli. Questi limiti sono stati messi in luce da vari uomini di Chiesa e santi.
Antonio Rosmini, nel suo libro "Delle cinque piaghe della santa Chiesa", sottolineava come la separazione tra clero e popolo durante il culto pubblico fosse una delle principali criticità della Chiesa. Egli riteneva che la liturgia dovesse essere il culmine e la fonte della vita della Chiesa, e che il Sacramento fosse superiore alla stessa dottrina e morale.
San Carlo Borromeo, uno dei principali artefici della Controriforma, riconobbe l'importanza di una liturgia più accessibile e comprensibile per il popolo. Egli promosse l'uso della lingua volgare nelle letture e nelle omelie, cercando di avvicinare la liturgia alla vita quotidiana delle persone. Inoltre, fondò numerosi seminari per la formazione del clero, e durante le sue visite pastorali incoraggiò i sacerdoti a partecipare attivamente alla vita liturgica e comunitaria dei loro parrocchiani.
Papa Pio XII, prima del Concilio Vaticano II, promosse alcune riforme liturgiche, come l'introduzione della lingua volgare nelle letture e nelle omelie, riconoscendo che la liturgia tridentina aveva bisogno di aggiornamenti per rispondere meglio alle esigenze dei fedeli contemporanei.
Dunque, ciò collide con la pretesa di superiorità di questa liturgia rispetto a quella scaturita dalla riforma post Concilio Vaticano II e mostra quanto sia falsa e propagandistica la visione data da alcuni blog filo tradizionalisti che vorrebbero far credere che la messa tridentina fosse migliore o che non ci fossero problemi prima della riforma post Vaticano II.
Questi uomini di Chiesa hanno messo in luce che i limiti della liturgia tridentina erano riconosciuti ben prima delle riforme del Concilio Vaticano II, evidenziando l'importanza di una liturgia che risponda alle esigenze spirituali del popolo di Dio. In genere, i fautori del rito tridentino lo chiamano propagandisticamente "messa di sempre", un termine improprio che non ha fondamento storico. Infatti, affermare che la messa tridentina, come sostengono alcuni, risalga addirittura all'apostolo San Pietro appare una notizia falsa e propagandistica. Sebbene sia vero che la messa ha una continuità con quella celebrata dagli apostoli, non esistono evidenze storiche che dimostrino che il rito tridentino sia identico alla messa celebrata nella Chiesa primitiva o addirittura nei primi anni della Chiesa.
Storici e teologi, come il liturgista Josef Andreas Jungmann, hanno sottolineato che il Messale di Pio V, promulgato nel 1570, è il frutto di un'epoca specifica e non una semplice ripresa della liturgia apostolica. Jungmann osserva che "questa mèta così elevata non venne raggiunta che in piccola parte" ("Missarum Solemnia", I, Marietti 1953, p. 117).
Inoltre, la stessa bolla di indizione del Messale di Pio V, chiamata Quo Primum Tempore, lascia intendere che i padri incaricati nella commissione nominata da Papa Pio V per rivedere e attuare una riforma liturgica successiva al Concilio di Trento, riportarono il messale allo splendore dei "santi padri", cioè al Sacramentario di San Gregorio Magno, risalente al sesto secolo dopo Cristo. Tuttavia, non riuscirono ad arrivare alle fonti apostoliche come invece hanno fatto i riformatori post Vaticano II.
La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha cercato di recuperare una connessione più diretta con le fonti apostoliche, come evidenziato nei documenti del concilio, ad esempio la costituzione Sacrosanctum Concilium, che promuove una partecipazione più attiva e consapevole dei fedeli. La commissione post Concilio di Trento non poteva fare ciò per mancanza di conoscenza, per l'urgenza dettata dalla riforma protestante e per la mancanza di risorse.
Pertanto, appare improprio il termine "messa di sempre" attribuito al rito tridentino, poiché nei fatti è una messa scaturita in epoca moderna, sulla base dei sacramentari dell'alto medioevo. Più che "messa di sempre", dovrebbe essere definita "messa moderna", benché con radici nell'alto medioevo. Non è certo una "messa antica" nel senso che riproduce la prassi liturgica della Chiesa primitiva.
Premettendo che rispettiamo chi predilige il messale di Pio V e che la Chiesa lascia la libertà di parteciparvi, diciamo anche che ciò non dovrebbe significare mettere in discussione il Concilio Vaticano II né il messale scaturito dalla riforma liturgica post Vaticano II ed approvato da S. Paolo VI, come invece spesso faceva il protagonista principale del blog "Osservatorio", il sedicente By Tripudio, il quale spesso denigrava sia il Vaticano II sia il messale di Paolo VI, ma anche il Papa attuale, rivolgendogli parole offensive e irrispettose. Pensiamo anche che il Messale di Pio V, benché rispettabile, non risponda più alla sensibilità attuale né alla visione della Chiesa post-conciliare; pertanto, crediamo che si andrà con il tempo verso la sua giusta soppressione.Papa Francesco, con il Motu Proprio "Traditionis Custodes", ha stabilito nuove norme sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970. Questo documento limita la celebrazione della messa tridentina e restituisce l'autorità ai vescovi diocesani per regolare tali celebrazioni. Condividiamo pienamente questo orientamento, riconoscendo l'importanza di una liturgia che risponda alle esigenze spirituali del popolo di Dio e rispecchi la visione della Chiesa post-conciliare.
Commenti
ma altri trovano altre strade ...o no?
un abbraccio
Fallacio Asino Vinicio