PANE AZZIMO VS PANE LIEVITATO

Nei blog che criticano il Cammino Neocatecumenale, si legge a volte l'erronea affermazione che il pane azzimo utilizzato nelle celebrazioni sia lievitato, poiché inizierebbe a fermentare subito dopo la preparazione. Tale affermazione è priva di fondamento, poiché è noto che il pane azzimo, se correttamente preparato senza lievito, non subisce lievitazione. La lievitazione necessita di lievito o di agenti lievitanti come il bicarbonato di sodio. Se si usa solo farina e acqua e si procede immediatamente alla cottura, non avviene né fermentazione né lievitazione. Alcuni persistono nel diffondere questa inesattezza, ignorando che, anche se la tradizione latina predilige il pane azzimo, una messa cattolica con pane lievitato rimane comunque perfettamente valida. È noto che la divina liturgia ortodossa utilizza pane lievitato e che la Chiesa Cattolica ne riconosce la validità, dato che le Chiese ortodosse possiedono una successione apostolica valida e conservano la fede e le pratiche sacramentali secondo la tradizione cristiana antica. Tuttavia, rimane vero che il pane utilizzato dalle comunità neocatecumenali nelle celebrazioni del sabato sera è assolutamente azzimo, in conformità con le prescrizioni del Rito Romano, che stabilisce quanto segue:


 321. La natura di segno richiede che la materia dell'Eucaristia appaia realmente come cibo. Pertanto, il pane eucaristico, benché azzimo e realizzato secondo la forma tradizionale, deve essere prodotto in modo che il sacerdote, durante la Messa con il popolo, possa effettivamente spezzare l'ostia in più parti e distribuirle almeno ad alcuni fedeli. Le ostie più piccole non sono escluse, qualora il numero dei comunicandi o altre ragioni pastorali lo richiedano. Il gesto della frazione del pane, che nei tempi apostolici designava semplicemente l'Eucaristia, dovrà sempre più evidenziare la forza e il significato del segno dell'unità di tutti in un unico pane e del segno della carità, dal momento che un unico pane viene distribuito".


È interessante notare come l'OGMR affermi che l'ostia debba essere chiaramente identificabile come cibo, sottolineando che deve possedere le caratteristiche di qualcosa che si consuma, per intensificare il significato dei simboli liturgici. Questo non significa che l'ostia sottile sia meno valida o che si intenda classificare le celebrazioni; ogni azione liturgica della Chiesa è diretta al bene delle anime e alla salvaguardia del santissimo sacramento. Tuttavia, è rilevante osservare che in celebrazioni più intime, con meno partecipanti, come quelle del Cammino Neocatecumenale, si possono adottare segni più evidenti, come l'uso di un pane azzimo più spesso, che differisce dall'ostia sottile, per promuovere una partecipazione più consapevole e fruttuosa dei fedeli, in linea con lo spirito della riforma liturgica post-conciliare del Vaticano II. Si ribadisce che ciò non costituisce un giudizio sull'ostia sottile né una generalizzazione per tutte le celebrazioni parrocchiali. Analogamente, la comunione sotto le due specie, che è normale nelle celebrazioni del Cammino, segue lo stesso principio: non si intende mettere in dubbio la comunione sotto una sola specie, riconosciuta valida dalla Chiesa Cattolica, ma si vuole dare ai membri del Cammino l'opportunità di partecipare più pienamente, attraverso segni liturgici più espressivi, senza alcuna pretesa di superiorità o di celebrare in maniera migliore rispetto ad altri.




Commenti

Osservatorio finito ha detto…
Chiedo a coloro che desiderano commentare di farlo nell'ultimo thread piuttosto che in quelli precedenti. Ho bannato un commento sulla decima discussione perché preferisco che le risposte siano concentrate sull'ultimo thread pubblicato. Grazie.
Osservatorio finito ha detto…
È sorprendente come alcuni si concentrino sugli aspetti secondari della celebrazione eucaristica, trascurando gli elementi più essenziali. Un esempio è l'assurda affermazione diffusa da alcuni blog riguardo al pane azzimo, che sostengono essere fermentato. Un impasto di farina e acqua senza lievito non fermenta in pochi minuti solo perché viene lavorato; quindi, il metodo utilizzato dalle comunità neocatecumenali è appropriato e il pane utilizzato è effettivamente azzimo e rispetta le norme liturgiche. Tali affermazioni sono false notizie create per diffamare in modo ingiusto.
Osservatorio finito ha detto…
La mentalità di alcuni critici delle pratiche liturgiche del Cammino deriva dall'approccio post-tridentino alla liturgia. Non sostengo che il Concilio di Trento sia stato negativo; al contrario, è stato un concilio cruciale che ha corretto gli errori teologici di riformatori come Lutero e Calvino, proteggendo la messa e i sacramenti dai loro malintesi. Tuttavia, ha anche indirettamente favorito una visione della messa eccessivamente centrata sulla presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche. Sebbene ciò sia fondamentale, ha oscurato altri aspetti della celebrazione eucaristica, come la riattualizzazione della Pasqua di Cristo, il senso di convivialità e la comunione della messa. L'attenzione si è focalizzata sulla presenza reale, sulla transustanziazione e sul valore sacrificale, in giusta opposizione al protestantesimo, ma ciò ha portato a una comprensione limitata della messa. Per alcuni, la messa è un momento da vivere con tristezza, riflessione e severità, confondendo questo atteggiamento con maggiore devozione e amore per il Signore. A mio avviso, ciò è errato perché l'Eucaristia dovrebbe essere vissuta nella sua interezza, non in modo ristretto. Dovrebbe essere celebrata con gioia, pur mantenendo rispetto e serietà, ma critico la visione di chi riduce la santa messa al solo ricevere Gesù nell'ostia, non perché sia sbagliato, ma perché lo trovo riduttivo. Vivere la fede non dovrebbe essere un atto solitario, mirato unicamente alla salvezza personale o al salvataggio della propria anima. Il cristianesimo è fatto per essere vissuto in comunione, in unità con gli altri, non come qualcosa di privato e individuale.
Osservatorio finito ha detto…
Non posso confermare l'autenticità di quanto raccontato, ma mi è stato detto che, prima della riforma liturgica, quando vigeva il messale di Pio V, molti fedeli non assistevano all'intera messa domenicale, ma arrivavano appena in tempo per la comunione, pratica allora consentita. Alcuni aspettavano fuori dalla chiesa fino al momento della comunione, poi entravano per riceverla e se ne andavano. Con la riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, è diventato obbligatorio partecipare alla messa almeno dal Vangelo in poi, altrimenti non si rispetta il precetto festivo. Questo cambiamento ha sottolineato l'importanza del senso comunitario della messa, oltre al semplice atto di ricevere l'Eucaristia come devozione privata.
Osservatorio finito ha detto…
Il significato sacrificale della messa è spesso malinteso da coloro che criticano il modo gioioso con cui si celebra l'Eucaristia, memoriale della Pasqua di Cristo. Di recente, una suora su Radio Buon Consiglio delle Suore Francescane dell'Immacolata ha affermato che la patena rappresenta il sepolcro di Gesù, sottolineando il valore sacrificale della messa. Nonostante una lunga ricerca non ho trovato documenti ufficiali che sostengano questa tesi, ho cercato la fonte di tale informazione senza successo. La messa è effettivamente il memoriale incruento del sacrificio di Cristo sul Calvario, il che significa che Cristo non rivive la sua sofferenza durante la messa. Nella Messa, siamo resi contemporanei, ripresentati al Calvario, ma Cristo non soffre in ogni celebrazione della Messa; ha sofferto una volta per tutte. Non è un caso che un prefazio del Messale Romano descriva la passione di Cristo, che si rinnova nella messa, come "beata passione". Inoltre, la messa non è solo il memoriale del Calvario, ma dell' intero mistero pasquale di Cristo: passione, morte, risurrezione e tutta la sua esistenza. L'intera vita di Cristo si rinnova nell'Eucaristia, non solo il Calvario; quindi, non c'è motivo di vivere la messa con tristezza.
leonardo ha detto…
...questo è stato uno dei tanti cavalli di battaglia del blog ormai defunto. Continue invettive su qualsiasi cosa potesse creare confusione. Ma la Verità, come scrissi tante volte nel blog, non ha bisogno di essere difesa o continuamente dimostrata, perchè riesce a farlo da sola e meglio di qualsiasi altra parola o accesa discussione... e questo avrebbe potuto portare tanto beneficio a Padre Zoffoli, che si era incaponito nel suo filantropismo ingenuo, ed ha proseguito in continui attacchi e caccia alle streghe, anche quando ,il Cardinale ruini, a capo del dicastero della dottrina della fede, gli intimò di lasciar fare a Cristo, alla sua Chiesa e allo Spirito Santo che tutto conosce. Un abbraccio fratelli
Osservatorio finito ha detto…
L'affermazione del blog "Osservatorio" secondo al quale il pane azzimo fosse lievitato era effettivamente un'assurdità senza senso, ridicola e patetica. A mio avviso, Padre Zoffoli aveva responsabilità limitate; ritengo che chi gli ha portato i volumi avesse maggiori responsabilità. Il più grande errore di Padre Zoffoli è stato quello di ostinarsi dopo essere stato invitato a non prendere il posto della Chiesa. Credo che lì abbia commesso un grave errore perché, sebbene un prete potesse esprimere dubbi in quel periodo in cui il Cammino Neocatecumenale non era ancora ben conosciuto, insistere in quel modo e dubitare persino di Giovanni Paolo II, ipotizzando che non ne sapesse nulla o che fosse stato tenuto all'oscuro, è un'ipotesi del tutto infondata e gratuita.

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