Illusioni tradizionaliste: la Chiesa guarda avanti, non indietro

L'elezione di Papa Leone XIV ha generato aspettative blog filotradizionalisti, che speravano in un ritorno al Summorum Pontificum, nell'abolizione del Messale di Paolo VI o persino nel ripristino del Messale Pio V. Alcuni auspicavano persino il ritorno alla tiara papale. Tuttavia, il discorso del nuovo Pontefice ai Cardinali ha chiarito una direzione completamente diversa. Nel suo intervento, Papa Leone XIV ha affermato:

"E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà (cfr n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et Spes, 1-2)."

Con queste parole, Papa Leone XIV ha ribadito la continuità del cammino ecclesiale nel solco del Concilio Vaticano II, sottolineando un percorso già tracciato che non prevede un ritorno nostalgico al passato. Citando Evangelii Gaudium, ha richiamato principi chiave: il primato di Cristo nell’annuncio, la conversione missionaria della Chiesa, la collegialità e sinodalità, il valore del sensus fidei, la cura degli ultimi e il dialogo con il mondo contemporaneo. Non c’è spazio per revisionismi.

Eppure, alcuni blog tradizionalisti hanno accolto la sua elezione con aspettative di rottura con il recente magistero, auspicando un ritorno al Motu Proprio Summorum Pontificum. Un’illusione: la Chiesa cammina con lo sguardo rivolto avanti, non indietro.

Questo atteggiamento nostalgico tradisce una lettura parziale e strumentale della tradizione. La fedeltà alla Chiesa non significa ripiegarsi su modelli liturgici superati, ma vivere la fede nel presente, in ascolto dello Spirito. La posizione di Leone XIV è chiara: non un Papa che strizza l’occhio al tradizionalismo liturgico, ma un pastore che conferma il cammino della Chiesa nella sua evoluzione. Il passato illumina il presente, ma non lo imprigiona.

Il Concilio Vaticano II ha sancito la riforma della liturgia scaturita dal Concilio di Trento e il passaggio di tutta la Chiesa al Messale di Paolo VI, senza prevedere la coesistenza di due forme del rito romano, ma piuttosto la progressiva sostituzione del Messale di Pio V. Quest’ultimo è rimasto in vigore solo per i sacerdoti anziani, incapaci di aggiornarsi.

Solo la disobbedienza di alcuni gruppi, ossessionati dal rito tridentino, e la misericordia della Chiesa, che pazientemente attende che i tradizionalisti convergano nella Messa di Paolo VI, mantengono in vita il Messale di Pio V. Ma è solo questione di tempo: presto o tardi, esso sarà definitivamente accantonato.

Del resto, un fenomeno simile si verificò dopo la riforma liturgica post-Concilio di Trento, quando il rito romano fu esteso a tutta la Chiesa. Per oltre duecento anni, vaste zone della Francia settentrionale rifiutarono il Messale di Pio V, che impiegò secoli per essere accettato. Con il Messale di Paolo VI accadrà lo stesso: la riforma è irreversibile, nonostante le resistenze dei tradizionalisti, che sui loro blog hanno dato uno spettacolo penoso. 

Si mettano l'anima in pace indietro non si torna.













Commenti

Osservatorio finito ha detto…
Sono rimasto sconcertato dai commenti letti sui siti tradizionalisti in occasione dell'elezione di Papa Leone XIV. C'era chi auspicava il ritorno all'uso della tiara papale, chi richiedeva il ripristino del motu proprio Summorum Pontificum, e chi addirittura invocava un ritorno massiccio al messale di Pio V. Ci sono anche vescovi che, con le loro dichiarazioni e i loro video, contribuiscono a peggiorare la situazione. Ho trovato di cattivo gusto e un po' meschine le dichiarazioni del Cardinale Ruini su Papa Francesco. Mi chiedo perché non abbia espresso tali opinioni quando Papa Francesco era ancora vivo. Ancora più grave è Monsignor Schneider, che pubblica video su YouTube con affermazioni inappropriate e sbagliate, divisive. Non si rendono conto, questi presuli, del danno che arrecano all'unità Chiesa? Vorrei davvero che mi rispondessero.
Osservatorio finito ha detto…
Quando Paolo VI promulgò il nuovo Messale Romano con la Costituzione Apostolica Missale Romanum il 3 aprile 1969, stabilì che esso sarebbe diventato la forma ordinaria della celebrazione liturgica. L'uso del Messale di Pio V, pur riconosciuto come una significativa espressione della tradizione liturgica, fu ristretto a circostanze particolari. Il documento non contemplava una coesistenza libera tra i messali, ma stabiliva chiaramente che il nuovo rito avrebbe sostituito quello precedente. La direzione indicata dalla Chiesa Cattolica nel Concilio Vaticano II è dunque quella di un progressivo abbandono del Messale di Pio V e dell'adozione di quello di Papa Paolo VI, rendendo vano ogni tentativo dei tradizionalisti di nutrire illusioni contrarie.

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