Basta strumentalizzazioni: la verità su Padre Pio, il Concilio e la santità post-conciliare”

Uno dei commenti di ByTripudio all'ultimo thread contiene diverse affermazioni che meritano una risposta attenta, perché rischiano di diffondere una visione distorta sia del Concilio Vaticano II sia della figura di Padre Pio. La presunta “profezia” attribuita al santo di Pietrelcina, secondo cui il Concilio avrebbe causato guasti tali da richiedere più di 60 anni per essere riparati, non trova alcun riscontro nelle fonti ufficiali. Non esiste alcuna testimonianza documentata, né nei suoi scritti né nei resoconti dei suoi confratelli, che riporti una simile dichiarazione. Al contrario, Padre Pio si mostrò sempre rispettoso e obbediente verso la gerarchia ecclesiastica e verso il Papa.

In una lettera del 12 settembre 1968 indirizzata a Paolo VI, Padre Pio scrive: “Prego il Signore che [l’Ordine dei Cappuccini] rimanga e continui nella sua tradizione di serietà e austerità religiosa, povertà evangelica, osservanza fedele della regola e delle costituzioni, pur rinnovandosi nella vitalità e nello spirito interiore, secondo le direttive del Concilio Vaticano II.” È una frase chiara, inequivocabile, che mostra come il santo non solo non si opponesse al Concilio, ma ne riconoscesse l’autorità e ne auspicava l’applicazione.

Quanto alla questione della liturgia, è vero che Padre Pio continuò a celebrare la Messa secondo il rito tridentino anche dopo le prime riforme. Ma la dispensa fu richiesta dal suo superiore, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, al cardinale Ottaviani, motivandola con la debolezza della vista del frate, che non gli permetteva di leggere i nuovi testi. Non si trattò di una presa di posizione teologica, ma di una necessità pratica. Inoltre, nella sua ultima Messa del 22 settembre 1968, si vede chiaramente che celebrava rivolto al popolo e che le letture venivano proclamate in italiano, segno che non era affatto ostile alle riforme.

ByTripudio è solito strumentalizzare i santi per sostenere le proprie tesi ideologiche, e Padre Pio è tra i più abusati in questo senso. Lo si cita spesso in modo selettivo, attribuendogli pensieri e giudizi che non ha mai espresso, piegando la sua figura a una narrazione polemica e divisiva. Con grande disonestà intellettuale, ha già tentato in passato di insinuare che Padre Pio avrebbe definito Kiko Argüello e Carmen Hernández “falsi profeti”. Ma si tratta di una pura illazione, mai provata né documentata. Non esiste alcuna fonte seria che riporti una simile accusa da parte del santo, né alcuna dichiarazione diretta o indiretta che lo confermi. È un uso scorretto della figura di Padre Pio, che merita rispetto e non manipolazione.

Il riferimento al libro di mons. Brunero Gherardini (Concilio Ecumenico Vaticano II: un discorso da fare) è spesso usato per giustificare posizioni critiche verso il Concilio. Ma anche in quel testo, Gherardini non nega la validità del Vaticano II. Scrive infatti: “Non vale neanche la pena […] di dimostrare il Vaticano II come vero ed autentico concilio ecumenico e quindi come un fatto – e che fatto! – inequivocabilmente ecclesiale.” La sua è una proposta di approfondimento teologico, non una condanna. Si inserisce nel solco dell’ermeneutica della continuità proposta da Benedetto XVI, che invita a leggere il Concilio non come rottura, ma come sviluppo coerente della Tradizione.

L’idea che “chiunque promuova l’annacquamento della fede dice ‘Concilio sì’” è una semplificazione ideologica che ignora la complessità del dibattito teologico. Il Concilio Vaticano II è stato un evento ecclesiale di portata universale, voluto da papi santi e recepito dal Magistero. Le sue applicazioni possono essere criticate, ma non si può rigettare il Concilio in sé senza cadere in una posizione che sfiora il sedevacantismo. La fedeltà alla Tradizione non si misura con l’opposizione al Vaticano II, ma con la capacità di viverne l’eredità in modo autentico e fecondo.

A dimostrazione di ciò, basta guardare ai frutti di santità nati proprio dopo il Concilio. La canonizzazione di Carlo Acutis, avvenuta nel 2025, è un segno eloquente: nato nel 1991, cresciuto interamente nel contesto post-conciliare e formato spiritualmente nella liturgia di Paolo VI, Carlo ha vissuto una fede profonda, eucaristica, missionaria, incarnata nel mondo digitale. È il primo santo “millennial”, e la sua vita dimostra che la santità non solo è possibile nel mondo contemporaneo, ma può fiorire anche attraverso i mezzi e le forme della Chiesa rinnovata dal Vaticano II.

E Carlo non è un caso isolato. Chiara “Luce” Badano (1971–1990), beatificata nel 2010, ha vissuto con gioia e coraggio una malattia terminale, offrendo ogni sofferenza a Cristo. Sandra Sabattini (1961–1984), beatificata nel 2021, ha incarnato la carità evangelica nel servizio ai poveri. Entrambe hanno vissuto la fede nel pieno spirito conciliare, partecipando alla Messa riformata e ai movimenti ecclesiali nati dopo il Concilio. La loro santità è maturata nel quotidiano, nella semplicità e nella dedizione agli ultimi.

Questi santi non solo sono nati dopo il Concilio Vaticano II, ma sono figli spirituali del Concilio. Hanno vissuto la Messa di Paolo VI, si sono formati con i movimenti ecclesiali nati nel clima post-conciliare, e hanno incarnato la chiamata universale alla santità che è uno dei pilastri della Lumen Gentium. La santità non è diminuita: ha semplicemente assunto volti nuovi, più vicini alla nostra epoca.






Commenti

Anonimo ha detto…
sulla questione di Padre Pio mi ha sempre fatto molto ridere la presunta lettera conservata da un notaio che certifica inequivocabilmente la frase su Kiko e Carmen come "falsi profeti". Giuseppe
Osservatorio finito ha detto…
Infatti è divertente perché è una sciocchezza, una delle tante sparate da ByTripudio, che in tutti questi anni si è distinto per diffondere assurdità al limite del ridicolo. Non sorprende che il suo blog sia andato alla deriva nel tempo: a furia di dire sciocchezze ha perso ogni credibilità.
Osservatorio finito ha detto…
Ancora più assurdo è stato il maldestro tentativo di ByTripudio di ricorrere alla testimonianza dell'ex presbitero Leonardo Pompei. Alla fine, ByTripudio si è tirato una zappa sui piedi in modo incredibile, proprio come Tafazzi di qualche anno fa, senza immaginare che sarebbe stato sospeso a divinis. Mi ha fatto molto ridere immaginare la sua espressione. Inoltre, credo che il signor Leonardo Pompei sarà scomunicato una volta che la Congregazione per la Dottrina della Fede avrà esaminato le sue dichiarazioni sul Vaticano II e sul messale approvato da San Paolo VI. Ritengo ci possano essere elementi di eresia o distorsione dottrinale, ma non voglio sostituirmi a chi di competenza, come fa abitualmente ByTripudio distribuendo etichette di eterodossia. Tuttavia, questo non fermerà l’ostinata insistenza di ByTripudio.
Osservatorio finito ha detto…
Senza avere la pretesa di anticipare il giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede dico con molta umiltà che Negli ultimi giorni, è circolato un video in cui don Leonardo Pompei afferma che la Chiesa Cattolica non sarebbe più la vera Chiesa, e non professerebbe più la vera fede cattolica,
sostenendo che la vera fede si troverebbe solo tra i tradizionalisti. Secondo lui, la Chiesa visibile avrebbe abbandonato la dottrina cattolica e tradito la sua missione. Queste dichiarazioni, se confermate e mantenute pubblicamente, non sono semplici critiche liturgiche o pastorali. Si tratta di affermazioni che toccano il cuore della fede cattolica e dell’ecclesiologia. Dire che la Chiesa ha cambiato fede equivale a negare la sua indefettibilità, cioè la promessa di Cristo che “le porte degli inferi non prevarranno”. Inoltre, sostenere che solo una minoranza custodisca la vera fede, mentre la Chiesa universale l’avrebbe perduta, significa negare la visibilità e l’unità della Chiesa. Dal punto di vista canonico, queste posizioni possono configurare due fattispecie molto gravi:

Scisma, cioè il rifiuto della sottomissione al Papa e della comunione con la Chiesa a lui unita (can. 751 CIC)

Eresia, cioè la negazione ostinata di una verità che deve essere creduta con fede divina e cattolica

Entrambe comportano la scomunica latae sententiae, cioè automatica, se l’atto è pubblico, consapevole e ostinato. Tuttavia, la dichiarazione formale di scomunica spetta al Dicastero per la Dottrina della Fede, che sta attualmente valutando il caso. La fedeltà alla Tradizione non può mai giustificare la rottura con la Chiesa visibile e con il successore di Pietro. La Tradizione autentica è viva, ecclesiale e in comunione con il Magistero. Quando si afferma che la Chiesa ha tradito la fede, si sta affermando implicitamente che Cristo ha fallito nel custodirla. E questo, teologicamente, è insostenibile.
Don Leonardo è stato sospeso “a divinis” dal vescovo di Latina, ma se le sue posizioni non verranno ritrattate, il rischio di una scomunica per eresia o scisma è reale. Non per punizione, ma per chiarezza ecclesiale
Osservatorio finito ha detto…
Considerando che queste affermazioni vengono ripetute da anni anche da ByTripudio in forma anonima, operando sotto mentite spoglie, è logico dedurre che ByTripudio stesso sia eretico, scismatico e scomunicato latae sententiae, dato che la sua vera identità rimane sconosciuta. Tuttavia, anche se è sconosciuto a noi, non lo è a Dio. Di conseguenza, egli è fuori dalla comunione ecclesiale per la sua eresia ostinata e ottusa e, se non si converte, subirà il giudizio divino.
Anonimo ha detto…
Leonardo Pompei si aggiunge alla triste lista di sacerdoti che, mancanti di umiltà, appena riescono a radunare un piccolo gruppo di fedelissimi pronti ad adularli, si pongono al di sopra dell'autorità della Chiesa Cattolica. Con arroganza, decidono in autonomia di staccarsene, trascinando con sé non poche anime verso la perdizione... tragicomico che figuri come Tripudio invece esaltino questi personaggi, il problema per lui è sempre e solo il Cammino che invece da sempre è stato fedele e ubbidiente ai Papi e alla Chiesa. Come disse il Santo Padre a Kiko "sii fedele alla Chiesa e la Chiesa ti sarà fedele". Giuseppe

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