IL RITO DI PIO V NON È ULTRAMILLENARIO, NON È VIETATO, MA È DIVENTATO UN SIMBOLO IDEOLOGICO

Il card. Robert Sarah ha recentemente definito il rito romano antico come “ultramillenario” e ne ha lamentato una presunta “proibizione”. Ma queste affermazioni, pur suggestive, non reggono alla verifica storica e teologica.

Il Messale di Pio V, promulgato nel 1570, è una codificazione post-tridentina. Non ha due millenni di storia, ma poco più di quattro secoli. È vero che raccoglie elementi più antichi, ma non è il rito dei Padri né quello apostolico. Il Messale del 1962, poi, è una versione aggiornata di quello tridentino, frutto di semplificazioni e adattamenti successivi. Parlare di “rito bimillenario” è una forzatura.

Inoltre, il rito antico non è stato vietato. È stato riformato, come richiesto dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Sacrosanctum Concilium. La riforma liturgica non è una censura, ma un aggiornamento teologico e pastorale. Il Messale del 1962 può ancora essere studiato e, in certi casi, celebrato. Ma non è più il riferimento normativo della Chiesa universale.

Va anche detto che il Messale del 1962, in alcuni aspetti verbali e non verbali, non esprime l’ecclesiologia del Vaticano II. Proprio per questo è utile allo studio: mostra il cammino, le tensioni, le trasformazioni. Ma non può essere assunto come criterio assoluto o come bandiera identitaria.

La Tradizione non è ripetizione meccanica, ma fedeltà dinamica. Conservare non significa congelare: significa trasmettere ciò che è vivo. La varietà dei riti nella Chiesa è una ricchezza, ma solo se esprime l’unità della fede e la comunione ecclesiale. Quando diventa strumento di divisione, perde la sua funzione.

Purtroppo, ad alimentare la polarizzazione ci si mettono anche alcuni cardinali come Sarah, Burke e Schneider, che intervengono continuamente sui media, soffiando sul fuoco della contrapposizione. Il rito diventa pretesto per una battaglia ideologica, non per una riflessione ecclesiale.

Papa Leone XIV, con lucidità, ha dichiarato:

“Sto cercando di non continuare a polarizzare o a promuovere la polarizzazione nella Chiesa. La questione del rito antico è diventata ideologica, usata per altri fini. Prima di dare risposte, voglio studiare e sedermi attorno a un tavolo.”

Queste parole indicano una via diversa: non la contrapposizione, ma il discernimento. Non la difesa di un simbolo, ma la ricerca della comunione.

In conclusione:Il Messale del 1962 non è ultramillenario, non è vietato, ma non è nemmeno il cuore della Tradizione. È una tappa. La Tradizione è più grande di ogni singolo rito. E la liturgia, se vissuta con fede e umiltà, non divide ma unisce.




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